17 Nov In sogno
Quella bestia assopita, di’, chi l’ha destata?
Cullata dal tempo monotono, attendeva assoluzione su caldo legno
a forza tu la strappi al suo indolente torpore
e ora veglia sublime e mostruosa, la notte.
Tu,
che in sogno segui i contorni delle pieghe delle vene e dei respiri interrotti
disegni sulla curva del mio fianco una scia di odori che svelano la via,
acuta ed esile come una voce che recita preghiere,
e giunge all’altare a celebrare un senso di gravitazione perfetta.
Tu,
che ti fai ricciolo lungo il piede nudo,
a spirale risali avido per la trasfigurata sorte
dove i sogni tuoi s’avverano.
Tu,
mentre cupo il vino scorre e il palpito ebbro si scioglie tra le mani
adeschi e poi offuschi, a confondere tracce ed eludere presenze.
E il ribollir di sangue impetuoso fa vibrare quelle membra
frementi e frenetiche che s’offrono in sacrificio.
E tu affonda, maledetto!
corrodi ogni volontà e dilania le carni crude,
pizzica i nervi scoperti e tesi come corde.
Oh tu,
crudele compositore, belva mutevole ed ignota come un cielo nero
all’apparire dell’alba
mi lasci ansante su questo legno caldo,
protesa come un folle
in preda a una specie di implacabile delirio.
Inquieta cagna,
senza cibo né acqua.
Agonia insopportabile,
l’estasi.